Porzione e frequenza di consumo sono i due concetti cardine dell’educazione alimentare e della buona pianificazione di un piano dietetico. Quando siamo in grado di padroneggiarli in modo consapevole possiamo dare una vera e propria svolta al nostro modo di rapportarci con il cibo e l’alimentazione!
Porzione, cos’è?
Quando parliamo di porzione parliamo di una quantità, nel nostro caso espressa in grammi, di alimento o di cibo messa a disposizione per il consumo.
Il concetto di porzione, pertanto, è legato doppio filo al concetto di grammatura, tema che ho già approfondito in questo articolo (link all’articolo).
Non si può parlare di porzione di alimenti senza parlare di grammatura e quindi di misurazione mediante pesatura dell’alimento stesso.
Possiamo quindi assumere che porzione e grammatura in questo caso siano sinonimi intercambiabili.
Le grammature possono essere:
- Standard
- Personalizzate
Le prime sono quelle più comunemente utilizzate, come i famosi 60 oppure 80 grammi di pasta di semola o di riso mentre le seconde sono grammature diverse da quelle appena accennate e sono adattate alle esigenze personali dell’individuo che ricerca un piano alimentare personalizzato.
… e la frequenza di consumo?
Se la porzione è la quantità dell’alimento prevista per il suo consumo la frequenza è il numero di volte che si va a consumare effettivamente l’alimento.
La frequenza di consumo un alimento, o meglio di una categoria di alimenti può essere:
- Giornaliera
- Settimanale
- Quindicinale
- Mensile
Parliamo di frequenza di consumo giornaliera quando ci riferiamo a quegli alimenti o categorie di alimenti che hanno una larga rappresentazione nella nostra alimentazione come i cereali e derivati. In questo caso ne possiamo consumare dalle tre alle cinque porzioni al giorno. Pane, pasta, riso, orzo, crackers, fette biscottare, appartengono a questa categoria.
La frequenza di consumo settimanale si riferisce invece ad alimenti come le uova, le carni o i prodotti della pesca. In questo caso la frequenza di consumo raccomandata può andare dalle due ad un massimo di tre alla settimana.
Le frequenze di consumo quindicinali e mensili sono riferite ad alimenti particolarmente elaborati e, il più delle volte, ricchi in grassi saturi e zuccheri semplici. In questa categoria di alimenti possono rientrare a titolo di esempio: dolci elaborati con creme e panna, carni e pesci fritti… La raccomandazione che si da è appunto di consumare questo genere di alimenti non troppo spesso, ogni quindici giorni o anche una sola volta al mese. Il motivo non è tanto legato all’apporto di energia ma piuttosto alla scarsa qualità nutrizionale di questi alimenti.
Due concetti complementari
Quando abbiamo compreso come gestire correttamente la propria porzione di alimento e la frequenza di consumo più adeguata al proprio caso specifico allora saremo in grado di comporre con una certa facilità il nostro menù settimanale.
Non solo, comprendere il significato che questi due concetti ci vogliono trasmettere ci aiuterà a gestire la nostra alimentazione in modo autonomo e libero dagli schemi.
Il mio consiglio
Ragionare su quanto ci viene detto o proposto e porre domande è il modo migliore per comprendere e imparare a gestirsi in modo autonomo. Certamente è più impegnativo rispetto alla semplice esecuzione di uno schema; tuttavia, i suoi benefici non tarderanno ad arrivare.
Non esistono domande stupide, se non si conosce qualcosa è giusto chiedere 😉