Proprio come la Sindrome del Colon Irritabile della quale è anche un sintono la stipsi colpisce maggiormente il sesso femminile con un rapporto maschi/femmine di 1:4.
Cos’è?
Non è una vera e propria malattia ma un sintomo che consiste nell’irregolarità dell’alvo caratterizzata da una ridotta frequenza o un aumento di consistenza delle feci, un eccessivo sforzo durante l’evacuazione e un senso di evacuazione incompleta.
Può essere di due tipi: stipsi occasionale, quando si presenta in modo improvviso, a seguito di un cambiamento ambientale o alimentare, e stipsi cronica quando il paziente riferisce di aver avuto il sintomo per almeno 12 settimane (anche non consecutive) nei 6 mesi precedenti all’anamnesi.
La stipsi si definisce idiopatica o funzionale quando non riconducibile alcuna causa organica. Tra i fattori che favoriscono l’insorgenza della stipsi funzionale vi è quello dietetico: scarso apporto di fibre e insufficiente apporto di acqua.
La stipsi inoltre può essere distinta in stipsi da rallentato transito data alterazione dell’attività propulsiva dell’intestino, o da alterazione della fase espulsiva causata da alterazioni del colon retto o dal pavimento pelvico.
Come si cura
Stile di vita equilibrato, corretta idratazione, dieta bilanciata e attività fisica sono i cardini della terapia per combattere la stipsi. L’integrazione con fibre sia solubili che insolubili deve essere fatta in modo mirato poiché un aumento dell’assunzione di questi nutrienti può esacerbare l’eventuale gonfiore addominale che spesso si accompagna al quadro di stipsi. Un altro accorgimento utile è quello di adottare accorgimenti per regolare l’intestino: tentare di evacuare ogni giorno anche in assenza di stimolo (senza effettuare sforzi) e sfruttare il riflesso gastro-colico scatenato dai pasti senza trattenersi o rinviare il momento.
Solo come ultima soluzione si raccomanda l’utilizzo di lassativi osmotici non irritanti per la mucosa intestinale.
Consigli alimentari
Come quando si tratta di gestire un disturbo o una patologia anche questi consigli devono essere integrati nel proprio percorso nutrizionale dal professionista:
- Assumere almeno una quantità di acqua naturale pari o superiore ai 2 litri al giorno, 3 litri nei mesi più caldi
- Consumare una quantità adeguata di frutta e verdura ogni giorno
- Limitare l’assunzione di alimenti e bevande contenenti nervini (alcolici, the, caffè, cioccolata, mate…)
- Limitare l’assunzione di spezie ed erbe aromatiche tipo cannella, pepe, chiodi di garofano, peperoncino, menta…
Buone abitudini
Da integrare alle prescrizioni dietetiche:
- Consumare i pasti ad orari regolari
- Sfruttare la presenza del riflesso gastro-colico dopo ogni pasto: lo stomaco si dilata e la peristalsi intestinale si accentua favorendo il transito delle feci
- Andare al bagno sempre alle stesse ore anche senza stimolo, l’intestino favorisce un comportamento abitudinario
- Camminare tutti i giorni: l’attività fisica migliora il tono muscolare e favorisce la peristalsi intestinale
- Curare l’igiene del proprio microbiota intestinale
- Ridurre lo stress: questo influisce negativamente sulla regolarità intestinale, imparare a rilassarsi, invece, la favorisce
- Non utilizzare lassativi che irritino la mucosa intestinale (es. sennosidi, ecc…)